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Rotto dentro

2023-08-05 22:46

Rosa Intranuovo

Rotto dentro

Una delle tante notti insonni, la chiamano insonnia di mantenimento. Dunque non riesco a mantenere il sonno, mi sono detta più volte , ma in realtà...

Rotto dentro

Una delle tante notti insonni, la chiamano insonnia di mantenimento. Dunque non riesco a mantenere il sonno, mi sono detta più volte , ma in realtà non riesco a mantenermi in niente. Non riesco a mantenermi stabile, non riesco a mantenermi in forma, non riesco a mantenermi idratata a volte neppure sono riuscita a mantenermi economicamente. Conclusione: ho problemi con il mantenimento.

Una notte come tante altre, in cui il mio orologio biologico mi costringeva a spalancare gli occhi alle 3.33, no erano le 2.50, ma 3.33 fa più figo, esoterico, ridondante, accattivante. Le 2.50 è da sfigati. E chi soffre di insonnia di mantenimento un po' sfigato lo è. 

Il silenzio della notte è assai magico, si percepiscono i rumori più lievi, quelli che mai potresti afferrare in una mattina di martedì, ad esempio. Ma tra un rumore e l’altro il battito del cuore si fa ingombrante e le paure, le ansie, i dolori annidati nell’anima prendono voce , si trasformano in immagini e poi sempre più spesso in lacrime.

Dormire significa non pensare e non avere tempo per soffrire e questa è la più grande condanna di una donna qualsiasi, con una vita qualsiasi, in una città qualsiasi, dove la veglia si trasforma in tormento.

Era un giorno infrasettimanale. Si era appena concluso un anno tormentato, non che gli altri fossero margherite in primavera, ma quello era stato l’anno decisivo, un anno di merda per essere chiara. Di quella notte ne ho un nitido ricordo. Il risveglio, il pantomimico tentativo di riprender sonno, la resa finale con la preparazione della tisana di routine. Ore ad osservare il palazzo di fronte, quella tromba delle scale illuminata e piccoli faretti nel cortile condominiale che illuminano il verde del palazzo mantenuto con tanta maestria da un giovane ragazzo. Una mattina lo incrociai quel ragazzo di colore, credo si possa dire di colore, a volte ho il dubbio che tutto sia politicamente scorretto, nero, di colore, “abbronzato”, diversamente bianco ? Comunque lui , sempre col sorriso sul volto, così grande da ricordare il sorriso di Sampei, energico come se la sua vita fosse meravigliosa, educato , preciso , con quella dedizione  e amore per le piante che neppure sono del suo condominio. Chissà cosa ha vissuto, perché ha lasciato la sua terra, cosa cavolo nascondono quegli occhi neri come la pece ed è grazie a lui che il mio, nostro,  giardino è magico anche di notte. 

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Ho sollevato gli occhi al cielo, qualcosa aveva catturato la mia attenzione, una sagoma sul tetto del palazzo di fronte, pronto a lanciarsi dall’ottavo piano, nel vuoto, senza esitare spicca il volo, seguo il suo volo senza nessuna emozione. Nessun boato o rumore assordante, nessun patos, lo schianto avviene senza che il mondo se ne accorga ed ora giace sul suolo del mio piccolo giardino condominiale. Non vi è traccia di sangue. Fuori è intatto. Si è rotto dentro. 

Mi accorgo che quella a lanciarsi nel vuoto ero stata io, lanciata mille volte, da svariati palazzi, in svariati giardini condominiali, scogliere, precipizi e più apparivo intatta fuori  più ero rotta dentro e mai più di quella notte ero significativamente devastata. Ma questa volta anche il mio riflesso nel vetro della porta finestra era diverso, iniziavano a vedersi le crepe anche fuori. 

I serpenti cambiano muta attraversano il periodo di cambiamento con dolore e fastidio, la mutazione suscita emozioni contrastanti in chi l’osserva , faticosa per chi la vive, ma poi la pelle di un serpente brilla e si mostra nel suo splendore, non per niente la adoperano per scarpe e borse. Forse è l’ora della trasformazione? Non ho mai cambiato muta, colore dei capelli si, molte volte, stile, forma, uomini, interessi, ma la muta mai. 

Era giunto esattamente il momento.

 

Tratto da “Diario di un'insonne” opera incompiuta di Rosa Intranuovo